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La notizia. I sospetti sui legami tra la pratica del gioco del calcio e l’insorgenza di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) o morbo di Lou Gehrig aumentano dopo che sono stati registrati 3 casi in 3 membri della stessa squadra dilettantistica britannica. La denuncia sul misterioso caso arriva dalla rivista specializzata Amyotrophic Lateral Sclerosis.

Le ipotesi. La SLA colpisce circa 1 persona su 50.000 ogni anno: quando si verificano 3 casi in un gruppo ristretto di persone allora occorre indagare con attenzione. Il fatto che le persone in questione militassero tutte e 3 in una squadra di calcio dilettantistico ha fatto scattare un campanello d’allarme. Uno studio recente effettuato in Italia e pubblicato da Recenti Progressi in Medicina ha infatti registrato un’incidenza maggiore tra la popolazione dei calciatori professionistici rispetto a quella generale, ma finora non erano state registrate anomalie  tra i calciatori dilettanti, tanto che tra le ipotesi più gettonate sulla causa dell’incidenza anomala della SLA tra i professionisti del pallone c’era quella del doping o comunque del ricorso anomalo a farmaci. Da Lou Gehrig – celebre campione del baseball statunitense – a Gianluca Signorini, giocatore professionista del calcio italiano: quasi 70 anni di storia del rapporto tra sclerosi laterale amiotrofica e sport. Dalle prime intuizioni e supposizioni alle recenti evidenze epidemiologiche che avvalorano una possibile relazione tra gioco del calcio e sclerosi laterale amiotrofica; il confronto tra vecchie e nuove ipotesi etiopatogenetiche. La sclerosi laterale amiotrofica fu descritta per la prima volta in Francia nel 1874 da Charcot e definita come “malattia progressiva dei motoneuroni“. Dopo la morte del grande campione di baseball, negli Stati Uniti d’America e successivamente in tutto il mondo, la sclerosi laterale amiotrofica assunse il nome di malattia di Lou Gehrig. E fu traendo spunto dalla sua vicenda che alcuni studi epidemiologici indicarono una relazione tra malattia, traumi ripetuti e attività fisica intensa. L’insorgenza della SLA può essere spiegata con i ripetuti traumi al capo subiti nel colpire il pallone con la testa, in individui geneticamente predisposti. Le smentite non mancano e vengono avanzate nuove ipotesi da parte di alcuni epidemiologi. Uno di essi afferma: “Come cause dirette della SLA si possono escludere due delle ipotesi più accreditate: i microtraumi ed il metabolismo ‘accelerato’ tipico del calciatore. Altri sono i fattori di rischio: l’uso eccessivo di antinfiammatori, sostanze tossiche illegali, integratori o supplementatori (aminoacidi ramificati, creatina) il contatto con i diserbanti usati nei campi da calcio”.

Il commento. “Quello che è davvero inusuale nei tre pazienti inglesi con SLA”, spiega Ammar Al-Chalabi, neurologo del King’s College di Londra, “è che si tratta di amici che hanno sviluppato la patologia nello stesso periodo. Un’eventualità che teoricamente può verificarsi per caso, ma è statisticamente incredibile. I tre hanno solo due cose in comune: sono stati colpiti da scosse elettriche in passato e giocano 3 volte a settimana a calcio da molti anni. Il prossimo passo è uno studio epidemiologico vero e proprio, per capire se l’incidenza della SLA varia davvero nella popolazione dei calciatori (sia professionisti che dilettanti) e perché”.

Bibliografia. Wicks P, Ganesalingham J, Collin C, Prevett M, Leigh NP, Al-Chalabi A. Three soccer playing friends with simultaneous amyotrophic lateral sclerosis. Amyotrophic Lateral Sclerosis 2007; doi: 10.1080/17482960701195220.
Cristani A, Romagnoli E. Storia del rapporto tra sclerosi laterale amiotrofica e sport. Recenti Progressi in Medicina 2006; 97(7-8):408-410.

David Frati

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