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Intrappolati in un corpo paralizzato, ma perfettamente lucidi. Vivono e soffrono così i malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica. La SLA è infatti una malattia degenerativa e progressi­va del sistema nervoso che colpisce i cosiddetti neuroni di moto, portando alla perdita della parola inizialmente, alla paralisi e alla morte in seguito. La definizione “morbo di Lou Gerigh” deriva dal nome del giocatore di baseball americano degli anni ’30 che ne fu la prima vittima accertata e ne morì a 38 anni. Ogni anno, in Piemonte, se ne ammalano circa 120 persone.
Per i calciatori è una vera e propria “malattia professionale”. O almeno così ha cominciato a considerarla il procuratore Raffaele Guari­niello, che da anni indaga sulla SLA. Nel fasci­colo – l’accusa è omicidio colposo ed è ovvia­mente a carico di ignoti -, ci sono 51 vittime, quasi tutti calciatori appunto. Mentre paiono non esserci casi nel basket o nel ciclismo.
La Procura torinese, mesi addietro, ha esteso il proprio raggio d’azione all’analisi delle storie sanitarie di 1.700 ciclisti e 1.970 cestisti, senza rilevare episodi di SLA. In base alle statisti­che elaborate dai consulenti di Guariniello, il rischio di contrarre la patologia aumenta per chi ha giocato dopo il 1980, per chi è rimasto in attività per più di cinque anni e per chi ha ricoperto a lungo ruoli da centrocampista. Fra le quattro possibili cause individuate in passato (microtraumi come per esempio il colpo di testa, farmaci illeciti, contatti con i fertilizzanti usati per i terreni d gioco, attività fisica intensa) nessuna, invece, è prevalsa sulle al­tre. Finora erano sei le squadre che ricorreva­no più frequentemente delle altre: Torino, Sampdoria, Pisa, Fiorentina, Genoa e Como.
Secondo uno studio del dottor Adriano Chiò, responsabile del centro Sclerosi Laterale Amiotrofica delle Molinette, i giocatori italiani correrebbero un pericolo sei volte superiore alla media di contrarre la SLA. Dopo aver esaminato i casi di 7.325 giocatori ed ex gioca­tori professionisti che abbiano giocato almeno una partita tra il 1970 e il 2001, tutti nati in Italia, il medico aveva confermato l’esistenza di un legame tra la malattia e il calcio, con rischio maggiore per la specifica categoria dei centrocampisti. Anche l’età di insorgenza, che nella popolazione comune è attorno ai 60 anni, registra un calo pesante e arriva a 41.
Quanto alle cause di una malattia che colpisce un centinaio di persone ogni anno in Piemonte, i medici paiono molto orientati verso le sostanze usate per la manutenzione dei campi sportivi. A confermare questa ipotesi una strana “coincidenza”: qualche tempo fa tre gioca­tori di football americano che giocavano nella stessa squadra si ammalarono di SLSA Tutti e tre si allenavano su campi su cui era stato usato un diserbante particolare. La Procura nei mesi scorsi ha avviato accertamenti anche in questo senso, ma al momento il morbo rimane un mistero per tutti.

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