Il giornale inglese aggiunge che “diversamente, non è stato finora riscontrato alcun legame evidente tra i calciatori spagnoli o francesi e la malattia”. Ma la direttrice del Centro di ricerca e assistenza di Sheffield per le malattie da moto neurone non è d’accordo.
Secondo il quotidiano britannico The Times sarebbe un mistero tutto italiano quello che lega troppo spesso la sorte dei calciatori professionisti con l’insorgenza della sclerosi laterale amiotrofica (Sla), o morbo di Lou Gehrig. A evidenziare come “i giocatori di calcio italiani colpiti dalla malattia neurologica letale, e poi morti, siano 41. Con una percentuale sette volte superiore a quella della popolazione generale”.
Il giornale inglese aggiunge che “diversamente, non è stato finora riscontrato alcun legame evidente tra i calciatori spagnoli o francesi e la Sla”. La Sla è una malattia mortale causata dalla perdita progressiva della capacità dei neuroni di controllare i movimenti muscolari. Fino a impedire al cuore di battere.
Il giornale cita il neurologo dell’università di Torino, Adriano Chiò, che ha condotto diverse ricerche sulla malattia dei moto neuroni e il nesso con il calcio. Chiò ha posto l’attenzione sul possibile legame già nel 2005. “E ora il ‘link’ è stato suggerito anche in Gran Bretagna dopo la diagnosi di Sla in tre calciatori amatoriali della stessa squadra”.
A confutare l’ipotesi che il morbo di Lou Gehrig si accanisca con insolita cattiveria solo sui calciatori italiani è Pam Shaw, direttrice del Centro di ricerca e assistenza di Sheffield per le malattie da moto neurone. “La mia opinione – dice sul quotidiano britannico – è che il nesso tra Sla e calciatori appaia più evidente proprio perchè questa categoria di sportivi è più in vista. Ma nel mio centro ho visitato moltissimi pazienti sportivi, spesso ciclisti, nuotatori o tennisti. Dunque se venissero fatti studi più accurati anche in altre nazioni oltre l’italia e il Regno Unito, emergerebbe un quadro differente”.
La scienziata è intenta a indagare il possibile ruolo dell’attività fisica agonistica, o comunque molto intensa, nell’insorgenza della Sla. Tra le ipotesi al vaglio, quella secondo cui “il continuo stress dei neuroni degli sportivi progressivamente li danneggi fino renderli più predisposti alla malattia”.