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La scoperta di una nuova malattia che colpisce le vene cerebrali, la Ccsvi (Chronic cerebrospinal venous insufficiency), utilizzata per migliorare le condizioni di vita dei pazienti affetti dalla forma più comune di Sclerosi multipla (Sm Relapsing-Remitting): la novità arriva dal convegno internazionale “Venous function and multiple sclerosis” tenutosi oggi a Bologna, durante il quale Paolo Zamboni, direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara, ha presentato la scoperta della Ccsvi e la sua associazione con la Sclerosi multipla. Una cattiva notizia – una nuova patologia – che dentro di sé ne porta una buona: il miglioramento della vita dei pazienti affetti da Sclerosi multipla, che si può ottenere grazie proprio alla cura della nuova patologia, trattabile con un innovativo intervento endovascolare mini-invasivo. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of neurology, neurosurgery&psychiatry.

Diagnosticabile con un ecodoppler specifico, la Ccsvi è correlata al rischio d’insorgenza di Sclerosi multipla: i soggetti che soffrono di questa “nuova” malattia hanno infatti la possibilità di sviluppare la Sm 43 volte di più. E attraverso il trattamento della Ccsvi, spiega Zamboni che ha condotto lo studio in collaborazione con il neurologo Fabrizio Salvidell’Ospedale Bellaria di Bologna, si può influenzare la prognosi della Sm: i pazienti trattati con la terapia endovascolare hanno infatti mostrato una riduzione del numero di ricadute di malattia e una netta riduzione del numero di lesioni attive cerebrali e spinali, associate a un marcato miglioramento della qualità della vita.

Dai dati raccolti emerge che dopo il trattamento della Ccsvi nei pazienti affetti dalla forma più comune di Sclerosi multipla c’è un crollo delle lesioni attive che persiste 18 mesi dopo l’intervento:la percentuale di lesioni attive crolla dal 50% al 12%, dimostrando come l’aggiunta del trattamento della Ccsvi riduca l’aggressività della Sm. Il dato viene ulteriormente rafforzato dal numero di pazienti che non hanno manifestato più recidive dopo l’intervento endovascolare: nei 2 anni che precedevano l’intervento si erano registrati attacchi acuti di sclerosi multipla nel 50% dei pazienti reclutati, mentre nei 2 anni successivi all’intervento il 73% dei pazienti operati non ha più manifestato alcun attacco, cambiando di fatto l’andamento clinico della malattia.
(ASCA)

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