Dieci ore in più di assistenza settimanali, concesse in questi giorni dal settore sociale dell’Ulss 12 dopo la minaccia di uno sciopero della fame e dopo che due mesi fa una commissione della stessa Ulss aveva detto che di ore in più ne servivano 112, più di dieci volte tanto.
Va avanti per passettini la battaglia di un malato di Sla, Andrea Zambon, e della sua famiglia. Quarant’anni, costretto a letto, reduce da un recente intervento di “revisione” della tracheotomia che gli era già stata praticata, nutrito attraverso la peg, a causa della sclerosi laterale amiotrofica può muovere solo gli occhi. Necessita di interventi continui di assistenza, notte e giorno. La moglie, da tempo, dice che le otto ore che Comune e Ulss gli assicurano settimanalmente sono troppo poche.
L’Ulss certifica. Non è la sola a dirlo, visto che a metà ottobre è stato redatto il verbale dell’Unità valutativa muldimensionale distrettuale (Uvmd), sollecitata dalla stessa Direzione regionale per i Servizi sociali. Vi si legge che è necessario un «intervento di operatori sociosanitari specializzati a supporto del care giver (chi assiste il malato, cioè la moglie Mariagrazia, ndr), strutturato in modo da coprire le 24 ore, almeno su cinque giorni la settimana». Insomma, «una rete di sostegno sociale attorno al care giver: in modo da soddisfare le necessità basilari per mantenere la qualità di vita quotidiana del paziente e sostenere contemporaneamente il resto del nucleo familiare, costituito da tre figli minori».
Intervenga la Regione. Chi deve garantire questo sostegno? Lo stesso verbale Uvmd nota «la sostanziale impossibilità da parte delle strutture comunali preposte ad attuare un Progetto individuale di supporto socio-assistenziale distribuito sulle 24 ore, che si pone come unica soluzione per fronteggiare le necessità del paziente». A meno che «la Regione Veneto non stanzi contributi specifici per questi casi, indirizzandoli al Comune affinché li gestisca ed utilizzi per supporti socio-assistenziali alla famiglia oppure non attivi dei fondi economici appropriati e finalizzati da conferire direttamente alla famiglia».
Poi più niente. Ma dopo il deposito del verbale dell’Uvmd non si è mossa più foglia. Anzi, ci sarebbe stata – racconta l’assessore alle Politiche sociali di Quarto d’Altino Maurizio Donadelli – una comunicazione interna all’Ulss 12 che, facendo riferimento a quel verbale, diceva in sostanza: quello che possiamo fare per la parte sanitaria, bene; ma non possiamo rispondere alle esigenze della signora Zambon per quanto riguarda la parte sociale.
Appena l’ha saputo (cioè più di un mese e mezzo dopo) l’assessore Donadelli ha chiamato il dirigente regionale per i Servizi sociali Claudio Beltrame per chiedere conto. E l’esito di questo chiarimento sarebbe appunto l’offerta di altre dieci ore di assistenza settimanali, per un totale di 18, erogate attraverso il Comune di Quarto. «Un contentino», per la moglie Maria Grazia Morgese. «A noi non bastano. Mi permetterebbero di chiudere occhio solo per una notte alla settimana. E’ un passetto, non un salto in avanti».
Minaccia di sciopero della fame. Nel frattempo si è mosso anche Gianfranco Bastianello, vicepresidente regionale dell’Uildm. In una lettera indirizzata a Ulss, Regione, Provincia e Comune di Quarto comunica che, «constatato che nonostante i vari solleciti e gli impegni presi… a tutt’oggi al signor Zambon Andrea… non è ancora stato concesso un aumento dell’assistenza domiciliare necessaria… Ritengo doveroso, nel mio ruolo di portavoce dei diritti dei disabili, farmi carico di una azione incisiva e forte al fine di veder concretizzarsi le legittime richieste avanzate. Pertanto: qualora non ci fossero novità operative… è intenzione dello scrivente vicepresidente regionale Uildm porre in atto a partire da lunedì 17 dicembre un presidio permanente presso il Municipio di Quarto d’Altino con astensione dall’assunzione di cibi e bevande a tempo indeterminato fintantoché non ci saranno degli impegni precisi, tempestivi e concreti da parte degli organi competenti».
Raddoppio? Per Donadelli potrebbe non essere necessario: l’Ulss forse potrebbe arrivare a raddoppiare, offrendo venti ore settimanali in più, per un totale di 28. Non è l’ideale, ma per lui è già qualcosa. Se ne riparla lunedì o nei giorni immediatamente seguenti: l’ennesima puntata di questo sceneggiato italiano, nel quale per avere una giusta assistenza (certificata dalle stesse carte dell’Ulss) bisogna legarsi a municipi, minacciare scioperi della fame e finire sulle pagine dei giornali.