L’aggiunta di litio al riluzolo non ritarda la progressione della malattia nei pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (Sla). È il risultato del primo studio randomizzato in doppio cieco sull’uso del farmaco per il trattamento di questa gravissima patologia neurologica, nota anche come malattia del motoneurone o malattia di Lou Gehrig (dal nome del famoso giocatore di baseball americano morto nel 1941, prima vittima accertata della Sla). Il trial è stato pubblicato sul numero del 6 aprile di Lancet Neurology.
Grande delusione tra medici e pazienti, perché il primo studio pilota sul litio aveva dato invece risultati promettenti, che avevano dato luogo a un ampio utilizzo off-label del prodotto. Inoltre, dall’approvazione del riluzolo (che ha dimostrato di prolungare la sopravvivenza dei pazienti in media di tre mesi), 15 anni fa, a oggi non è stato approvato alcun farmaco nuovo per il trattamento della malattia e al momento non esistono terapie in grado di curarla.
Lo studio pilota che aveva generato tante speranze, eseguito nel 2008, aveva evidenziato che una somministrazione quotidiana di litio, tradizionalmente usato per il trattamento del disturbo bipolare, avrebbe potuto rallentare notevolmente la progressione della Sla. Dopo 15 mesi di terapia, non c’erano stati decessi nei 16 pazienti trattati con litio più riluzolo, mentre il 30% dei pazienti che assumevano solo riluzolo era morto. Inoltre, i pazienti trattati con litio avevano mostrato un progressione più lenta della disabilità legata alla malattia. Tuttavia, lo studio aveva coinvolto un campione molto esiguo e non era in cieco, caratteristiche, queste, che avevano impedito di trarre conclusioni definitive sull’efficacia del litio.
In questo caso, invece, gli autori hanno effettuato uno studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, arruolando in Canada e negli Stati Uniti 84 pazienti affetti da Sla, randomizzati al trattamento con litio più riluzolo (n = 40) o placebo più riluzolo (n = 44), a dosaggi simili a quelli impiegati nello studio pilota. Il disegno prevedeva diverse analisi ad interim, la prima delle quali dopo l’arruolamento dell’84esimo paziente, per decidere se ampliare il campione a 250 pazienti oppure no.
La misura primaria di efficacia era il tempo a un evento, definito come decesso o una riduzione di almeno sei punti del punteggio della scala ALSFRS-R (una scala validata che misura il grado di disabilità e il deterioramento funzionale nei pazienti affetti da Sla).
Lo studio è stato interrotto, come da protocollo, perchè la prima analisi ad interim non ha evidenziato differenze di efficacia tra il litio e il placebo nel rallentare la progressione della Sla, sebbene – scrivono gli autori – non si possa escludere un modesto beneficio del litio in questo senso.
Dopo una media di 5,4 mesi di terapia, i pazienti che hanno avuto un evento sono stati 22 nel gruppo litio-riluzolo contro 20 nel gruppo placebo-riluzolo, con un hazard ratio di evento pari a 1,13 (IC al 95%; 0,61-2,07, P=0,78). Secondo quanto stabilito dal protocollo, lo studio avrebbe dovuto essere sospeso per un valore di P superiore a 0,68, e così è stato fatto.
Non tutto è da buttare, comunque. Sia i ricercatori dello studio sia l’autore del editoriale di commento hanno dichiarato che l’endpoint utilizzato servirà da modello per gli studi futuri in quanto ha contribuito a fornire un risultato utile in tempi rapidi.
Fonte: The Lancet Neurology